Sono stato invitato a provare in anteprima la nuova BMW Urban G/S durante il test organizzato dalla Casa per la stampa. Potrai leggere il mio articolo dettagliato prossimamente su Panorama-auto.it ma voglio darti qualche anticipazione, soprattutto perché è una moto che fa parecchio discutere. C’è chi le ha dichiarato amore eterno a prima vista, quando è stata presentata lo scorso EICMA, chi la giudica del tutto inguardabile, chi la vorrebbe ma non lo può ammettere e chi la disprezza. Insomma tra le novità di questo 2017 è forse quella che fa più parlare.
Il motivo è semplice: va a toccare gli animi. Riaccende quelli affezionati all’inossidabile mito della BMW R80 G/S, la progenitrice di tutte le maxi enduro, ma anche quelli dei detrattori e dei puristi perché, evidentemente, questa non è una “vera” G/S.
Si tratta dunque di un impostore? Solo di un’abile mossa di marketing?
Nah, troppo semplice e banale chiuderla così, la faccenda è molto più complessa.
Non è un caso ci sia quel suffisso Urban. Si tratta di una moto fatta per alimentare una moda, quella delle special ispirate al mondo del tassellato. In molti sono andati a modificare negli ultimi tempi la loro vecchia 1100 GS e alcuni esempi li ho mostrati anche qui sul blog. Perché non dare loro una moto nuova, tecnicamente affidabile e all’avanguardia ma che mantenga quello stesso gusto?
Quando BMW ha deciso di dare il via alla gamma Nine-T ha sorpreso tutti, dimostrandosi molto più attenta alle mode e consapevole del proprio heritage di quanto si fosse supposto sino ad allora. Poi ha calcato la mano e dopo la Scrambler dello scorso anno, quest’anno ha presentato anche la Racer, la Pure e ora la Urban G/S.
Ma sono tutte uguali? Not, non lo sono.
Logico che il motorone – per inciso un’opera d’arte, forse il miglior boxer da turismo di sempre – è lo stesso così come buona parte del telaio. Ciò che cambiano sono le sospensioni, le ruote, le piastre di sterzo, il telaietto posteriore, il manubrio e, as a result, tutte le quote ciclistiche e la distribuzione dei pesi. Insomma alla guida risultano moto molto diverse.
Per farcelo capire meglio BMW ci ha fatto provare prima la Scrambler e poi la Urban G/S. Questo perché sono le due più simili. Sulla carte le uniche differenze riguardano l’idraulica delle sospensioni, lo scarico e la sella. Nelle moto in prova anche le gomme: Karoo 3 sulla Scrambler, TKC 80 sulla Urban GS. All’atto pratico mi sono accorto subito che si comportano in maniera molto diversa. A po’ per il tassellato più abbondante, ma soprattutto per le sospensioni molto più morbide, la Urban GS risulta più facile, meno nervosa, più “pacioccona”. Inoltre con la sella più imbottita e alta di 3 cm risulta notevolmente più comoda. Per completare per bene il quadro sarei stato curioso di provarla con un manubrio leggermente più alto, ma mi accontento.
La prova della Urban G/S si è svolta in un percorso misto stradale e sterrato. Siamo passati su strade bianche e su stradine in mezzo alla vegetazione e poi siamo andati in cerca di pieghe nello stretto. Proprio quest’ultimo territorio è il suo prediletto a conferma che è una moto a tutti gli effetti stradale e non può essere considerata una enduro. Tra le curve si caccia dentro la terza e non la si toglie più. Visto che avevamo però le tassellate devo dire che anche sullo sterrato per una stradale non è stata poi così male, on the contrary. Premesso che solo un malato di mente andrebbe a mulattiere con questa, probabilmente sarebbe quasi più facile farle con questa che non con la R 1200 GS. Questo perché è più minimal, più old school…
ABS e Traction Control sono disinseribili, per il resto non ci sono molte diavolerie. Nessun livello di regolazione elettronica o mappatura, tutto più basic come testimonia l’assenza del contagiri e dell’indicatore carburante.
Taglio la testa al toro: personalmente mi è piaciuta molto di più di quanto avessi preventivato. Prima di partire la consideravo appunto più per l’operazione di marketing che rappresenta che per quello che è in sé come moto. Invece da guidare è molto piacevole, ribadisco che è il bialbero aria/olio aggiornato a risultare ineccepibile, bellissimo e con lo scarico singolo ha un sound ancora più godurioso. Al di là delle apparenze che evocano fasti dakariani è una moto molto bella tra le curve, da prendersi per il piccolo medio raggio, con la quale partirei senza indugi nonostante l’assenza di protezione aerodinamica o di spazio per borse e passeggero. Se accontentare i fighetti da cocktail porta a poter avere moto come questa, well, che benvengano i fighetti e gli hipster.
Tutta la poesia passa quando si butta l’occhio sul prezzo: 14.400 Euro sono difficili da digerire, ma ognuno ha una propria scala di valori e credo che andrà comunque a ruba. Se ti piace ma come me sei squattrinato, non temere: fra un paio d’anni potremo trovarne facilmente una usata con pochi chilometri, la pagheremo comunque cara, ma la nostra coscienza ne uscirà pulita.
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Foto di Maccabelli e Cervetti per BMW Motorrad Italia.
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